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Trofeo San Martino – 17 ottobre 2009
Pubblicato da federazionenastroazzurrosondrio in Senza categoria il 3 novembre 2009
Nella giornata di sabato 17 ottobre 3 squadre di 5 tiratori, composte da personale della Federazione di Sondrio dell’Istituto del Nastro Azzurro (Vido Federico, Stefano Magagnato, Davide Ravanetti, Stefano Ravanetti, Giorgio Gobbo, Gianmario Volpi, Franco Silva, Guido Confortola, Massimo Calbini) e del Gruppo ANMI “A.Zubiani” , hanno preso parte alla competizione di tiro internazionale “Trofeo San Martino”.
La gara, organizzata dallAssociazione Trofeo San Martino unitamente ad altre Associazioni d’Arma svizzere e giunta ormai alla settima edizione, è aperta a personale in servizio ed in congedo delle forze armate e dei corpi di polizia, oltre che a personale appartenente alle associazioni combattentistiche e d’arma svizzere e straniere, ed è una tra le più complesse del panorama delle competizioni di tiro militare.
Il Trofeo San Martino, infatti, mette alla prova non solo l’abilità di tiro rapportata alla celerità di fuoco, ma anche la capacità dei concorrenti di mantenere un’elevata concentrazione nel susseguirsi repentino delle prove.
La gara, del resto è disputata nell’arco di tre ore con l’utilizzo di 8 diverse armi, dalle pistole ai fucili d’assalto, in dotazione all’esercito elvetico dalla seconda guerra mondiale ad oggi, su distanze differenti da 25 a 300 metri e, in alcuni casi, con bersagli speciali utilizzati nelle esercitazioni militari, pertanto ancora più difficili da individuare a distanze elevate.
La competizione, cui vengono ammessi solo 200 concorrenti stranieri selezionati tra le compagini migliori delle precedenti edizioni, vede, poi, impegnati i migliori tiratori di ogni associazione, ragion per cui il livello cresce di anno in anno.
Per quanto concerne le nostre squadre la prova è stata nel complesso soddisfacente con alcuni ottimi piazzamenti del Sergente Silva Franco del Nastro Azzurro, del Trasmettirore Giorgio Ferrario dell’ANMI, nonchè e la conquista del secondo posto nella specialità Carabina K31 a 300 metri con l’Artigliere Alpino Gianmario Volpi che ha portato sul podio i colori del Nastro Azzuro.
Unico rammarico di una giornata perfetta anche sotto l’aspetto organizzativo la modifica da parte del comitato organizzatore della classifica a squadre che ha certamente penalizzato i nostri tiratori che, forti di oltre 15.000 punti totalizzati avrebbero potuto ambire alla conquista del Trofeo a squadre tra le compagini italiane.
Cordoglio
Pubblicato da federazionenastroazzurrosondrio in Senza categoria il 17 settembre 2009
Brigata Paracadutisti "Folgore"
- Tenente Antonio Fortunato, classe 1974, in forza al 186° reggimento paracadutisti “Folgore”;
- Sergente Maggiore Roberto Valente, classe 1972, in forza al 187° reggimento paracadutisti “Folgore”;
- Caporal Maggiore Scelto Massimiliano Randino, classe 1977, in forza al 183° reggimento paracadutisti “Nembo”;
- 1° Caporal Maggiore Matteo Mureddu, classe 1983, in forza al 186° reggimento paracadutisti “Folgore”;
- 1° Caporal Maggiore Giandomenico Pistonami, classe 1983, in forza al 186° reggimento paracadutisti “Folgore”;
- 1° Caporal Maggiore Davide Ricchiuto, classe 1983, in forza al 186° reggimento paracadutisti “Folgore”.
Nel contempo si porgono o migliori auguri di pronta guarigione ai quattro militari feriti, di cui tre effettivi al 186° reggimento paracadutisti “Folgore” e uno appartenente all’Aeronautica Militare.
La Federazione a Monza per il 109° anniversario della morte di Re Umberto 1°
Pubblicato da federazionenastroazzurrosondrio in Senza categoria il 28 luglio 2009
La Federazione Provinciale di Sondrio dell’Istituto del Nastro Azzurro, ha partecipato, per la prima volta, su espresso invito della Delegazione di Milano, Monza, Lecco, Lodi e Sondrio dell’Istituto Nazionale le per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, guidata dal Dott. Fabio Aurelio Terni, alla cerimonia di commemorazione del 109° Anniversario del Regicidio di S.M. il Re Umberto I avvenuta il giorno 29 luglio 1900.
L’invito pervenuto, cui la Federazione ha aderito con il consueto slancio, acquisisce notevole rilievo in quanto la cerimonia in oggetto ha avuto luogo nella città di Monza, ove avvenne il regicidio, e la presenza della delegazione sondriese è stata caldeggiata anche dalle Guardie d’Onore della Provincia di Sondrio, considerato che per le Guardie d’Onore la Federazione rappresenta a Sondrio, come sul territorio di ogni Provincia d’Italia “la più importante e la più gloriosa delle Associazioni combattentistiche e d’arma” come ha tenuto a precisare nella sua allocuzione ufficiale il Delegato di Milano, Monza, Lecco, Lodi e Sondrio, S.Ten. G.d.F. (r) Dott. Terni ringraziando calorosamente la nostra Federazione e quella di Milano (presente con l’Ammiraglio Edoardo Lucia Ispettore I.N.G.O.R.T.P. per i rapporti con i Comandi Militari ed i Soci ANMI del Gruppo di Rho, membri della Sezione di Rho dell’Istituto del Nastro Azzurro, che hanno scortato anche il nostro Labaro, portato per l’occasione dal Segretario dott. Federico Vido) per la partecipazione alla cerimonia.
Si è trattato di una manifestazione particolarmente toccante che ha avuto inizio presso il Duomo di Monza, ove è custodita la Corona Ferrea, con la rassegna dei presenti da parte del Presidente Nazionale I.N.G.O.R.T.P. Ugo d’Atri, del Delegato Dott. Terni, del delegato regionale per la Lombardia degli Ordini Dinastici di Casa Savoia, Principe don Alberto Giovanelli e del Conte Melzi de Ril.
Di seguito la composizione del corteo che sulle note del Gruppo musicale di Valbrona ha sfilato per le principali vie cittadine sino alla Cappella Espiatoria presso la quale sono state deposte le corone di alloro e sono state suonate la Marcia Reale ed il Silenzio in omaggio ai Caduti.
Di seguito il corteo si è recato alla Villa Reale dove è stata celebrata una messa di suffragio da parte di Don Pietro Belloni, Cappellano della Villa Reale di Monza e Don Simone Rolandi, neo cappellano della Delegazione di Milano, Monza, Lecco, Lodi e Sondrio dell’Istituto Nazionale le per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon.
Decesso decorato
Pubblicato da federazionenastroazzurrosondrio in Senza categoria il 28 marzo 2009
Incontro con delegazione USA
Pubblicato da federazionenastroazzurrosondrio in Senza categoria il 8 febbraio 2009
Giornata della Memoria
Pubblicato da federazionenastroazzurrosondrio in Senza categoria il 28 gennaio 2009
Una presenza significativa atta dimostrare la riconosceza nei confronti di quegli uomini che dopo l’8 settembre 1943 sono stati fatti prigionieri e per due anni sono stati vittime della angherie dei nazisti.
Auguri
Pubblicato da federazionenastroazzurrosondrio in Senza categoria il 22 dicembre 2008
Onori all’ultimo Cavaliere di Vittorio Veneto
Pubblicato da federazionenastroazzurrosondrio in Senza categoria il 27 ottobre 2008
Faceva il meccanico quando veniva chiamato alla visita militare nel gennaio 1917, destinato al 6° Bersaglieri a Bologna; la chiamata alle armi sopraggiungeva a marzo e a maggio partiva per il fronte. Raggiunto in treno Castelfranco Veneto, Bassano e Marostica, alla fine dello stesso mese arrivava "zaino in spalla" sull’Altopiano di Asiago dove rimaneva solo alcuni giorni, poi all’inizio di giugno veniva trasferito sul Pasubio, dove incontrava la vera guerra. Sul Monte Maio, Delfino ricorda che: "Gli austriaci stavano su una cima undici metri più alta della nostra" e lì i bersaglieri respingevano diversi attacchi nemici, in una guerra di posizione tra sassi e rocce in cui: "Non si andava né avanti né indietro"; a settembre arrivava in Valsugana, a Cismon, da dove come racconta: "Un giorno ci caricarono in treno e ci spedirono a Caporetto". Il 22 ottobre Delfino e gli altri bersaglieri giungevano a Cividale del Friuli, facendo rifornimento di munizioni e viveri. Iniziava così la marcia verso i monti in direzione di Caporetto: la mattina del 23 "pioveva ed era molto freddo, ma l’ordine era di andare avanti" e quindi di raggiungere il fronte minacciato dall’imminente attacco nemico.
Delfino era nel 14° reggimento della IV Brigata Bersaglieri, in una compagnia agli ordini del sergente Mosconi. Nella notte tra il 23 e il 24 i bersaglieri giungevano sulla posizione da difendere, la sella di Luico, che dall’alto domina l’Isonzo: "in basso vedevamo il paese di Caporetto, mentre di fronte si ergeva il Monte Nero". All’improvviso un grido ad alta voce: "Innestate le baionette, avanti ragazzi!". Al buio i bersaglieri andavano all’assalto, riuscendo a fare molti prigionieri tra cui, ricorda Delfino: "Un ragazzino di soli diciassette anni, classe 1900, che si arrese a me", e precisa che: "A Caporetto gli austriaci combattevano con due classi in più di noi italiani", in quanto proprio la sua classe, la 1898, era stata l’ultima chiamata.
La storia racconta che alle ore 2 del 24 ottobre 1917, mentre su tutta la zona gravava un fitta nebbia, l’artiglieria nemica apriva il fuoco su tutto il settore fra il Rombon e l’alta Bainsizza, più violento tra Plezzo e Tolmino, anche con l’impiego di gas asfissianti, precedendo di poche ore l’attacco delle fanterie austro-tedesche. La mattina del 24 i bersaglieri venivano mandati a fare resistenza nella valle che portava giù a Caporetto; verso mezzogiorno il sergente Mosconi ordinava a Delfino, che era il più giovane, di andare fuori dalle trincee per vedere la situazione, mentre lui gli rispondeva: "Mosconi, mandi a morire proprio me?! Almeno gli altri anno vissuto vent’anni in più!". Comunque, il bersagliere usciva di pattuglia ritrovandosi in mezzo al tiro incrociato delle mitragliatrici nemiche, che lo costringevano a cercare riparo dove capitava, anche dietro a due soldati tedeschi caduti.
Intorno le truppe nemiche in movimento erano ovunque e Delfino non riusciva ad avvertire i compagni, poi ad un certo punto tentando la fuga veniva colpito da una pallottola al tallone: dopo essersi finto morto, iniziava a strisciare e rotolare a terra, fino a raggiungere il reparto dove ormai lo credevano caduto. Il maresciallo vedendolo gli disse: "Nessuno sarebbe riuscito a salvarsi, ho ragione quando dico che sei tutto sale e pepe, proprio come uno scoiattolo!".
I ricordi di Delfino scorrono limpidi e continuando racconta che: "Non avevamo più munizioni nè rinforzi, da dietro non ci arrivava più nulla. In compenso, un intero battaglione di tedeschi era scatenato all’attacco e minacciava di accerchiarci. Avevamo centinaia di prigionieri con noi, catturati il giorno prima. Il pomeriggio del 25 ottobre siamo dovuti fuggire a gambe levate da Caporetto.". I bersaglieri erano così costretti a ritirarsi facendosi strada in qualche modo, nel caos più totale, fino a Cividale, fermandosi di tanto in tanto ad opporre resistenza; non lontano da lì venivano presi, dopo che il capitano e l’attendente erano stati colpiti durante un combattimento. Gli austriaci li guardavano cattivi e dicevano: "Ma bravi, prima ci sparate poi ci dite Gut Kamerad?".
Iniziava così per Delfino la prigionia, prima a Cividale, poi in Austria e alla mente gli torna il ricordo della fame patita e che affliggeva gli stessi austriaci; in seguito veniva rimandato in Veneto per scavare trincee lungo il Piave. Negli ultimi giorni di guerra Delfino tentava più volte la fuga, prima da Vittorio Veneto poi da Conegliano, subito dietro le linee nemiche, riuscendo a raggiungere il Friuli; Delfino si ricorda in particolare di una donna a Spilimbergo che gli aveva dato un bel pezzo di polenta e alla quale disse: "Giuro che con questa ci campo quindici giorni!".
L’avventura del bersagliere finalmente giungeva alla fine con l’arrivo delle truppe italiane che vittoriose entravano a Trieste.
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